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lyrics

IL BIPEDE ERETTO.
Tutto ha sotto al cielo una sua ora il tempo suo
Il tempo di nascere il tempo di morire
Il tempo di spiantare il tempo di piantare
Il tempo di uccidere e il tempo di curare
Il tempo di demolire il tempo di costruire

Cammino e calpesto, vendo e compro, scarto, trattengo,
l’asfalto è bollente, le gomme delle auto sciolgono e sporcano di petrolio
prati e aiuole,
il giorno, quello della luce tenebra si scioglie, di liquido sudore,
l’operaio costruisce case crollate consumate alla nascita,
elettroni, quanti, piccole schegge di buio lucente, s’annidano nella plastica,

Il tempo delle lacrime e il tempo delle risa
Il tempo dei gemiti e il tempo dei balli
Il tempo delle pietre scagliate il tempo delle pietre raccolte
Il tempo delle braccia abbracciate il tempo delle braccia lontane

algoritmi che hanno facce avatar, replicanti, mutanti squamosi s’annidano come serpi
striscianti, della mela di Eva, del dio arido e crudele,
del sangue mensile, puntuale come un virus.
Potrei aggrapparmi al terminale, succhiare acidi like sociali, partecipare, connettermi,
la vecchia arde, la sua malattia è clamore, il suo silenzio tempesta,
la bottiglia pare flettersi come la schiena curva di cibo avariato e cartoni, e pensione assente,
presente l’incuria dell’umano perseguire.
Cammino, le gambe molli tentano una danza virtuale,
ostento sorrisi photoshoppati, un selfie, come se fossi altrove, non qui e ora.
Entro trionfante , supermarket, tante cose, luminose,
sogni consumati, usati, sogni incatenati, di plastica bruciata,
la gru scavalca palazzi frantumati, con botti di cemento grasso,
l’ambulanza fischia estrema, l’ultima ora, il sociale s’avvinghia, un clistere di acido,
natiche abbronzate, viaggi, ibiza, balli, aperitivi,
L’homo erectus bipede, encefalo in crescita, neuroni futuranti,
semafori verdi, ma immobile il proseguire, sviluppo evolutivo assente,
devo bere, alcol, drogarmi, con valium, e altro pur di spegnere, la mente,
io non sono qui, non faccio parte di questo delirio inumano,
lo so, eppure ghiaccio violenta la mia anima assetata,
eppure lacrimo costante paura, da occhi spenti come l’aurora del vespro,
so d’essere un deserto ambulante, come lo zingaro senza terra, dalla casa viaggiante,
su ruote dal cuore amaro, come se novembre avesse radici che salgono dai piedi alla gola,

Il tempo di tacere il tempo di parlare
il tempo di amare e il tempo di odiare
Il tempo della guerra il tempo della pace

Domani, quel domani di quel bambino della ,memoria,
che sarà di lui anima gentile, mite carezza di luce,
che acciaio, grida, asfalta prati morti la furia crescente del bipede eretto,
che rifiuti di consumo dissennato appestano afriche e mari di sangue,
che scorie umane, si mostrano senza dignità, socializzano tra loro,
e ci appestano come pedofili assassini che stuprano la bellezza dell’amore.

Disse il saggio c’è un tempo per ogni cosa
Disse la madre terra c’è un tempo per mandare il bipede eretto a farsi fottere!

credits

from Qohelet, released November 9, 2020

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Alessandro Seravalle & Gianni Venturi Italy

Qohelet, non è solo un disco, ma a mio avviso un opera teatrale. Un disco che non ammicca a nessun mercato, che necessita d’essere ascoltato non in sala da pranzo, ma nel silenzio e al buio.

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